Rottura del tendine distale del tricipite brachiale
Giannicola G., Sacchetti F.M.
Il muscolo tricipite brachiale è il principale muscolo che consente l’estensione dell’avambraccio. E’ situato nella parte posteriore del braccio e si inserisce in corrispondenza dell’olecrano (Fig. 1). La rottura del tendine distale del tricipite brachiale è estremamente rara, frequentemente misconosciuta, rappresentando meno dell’1% delle rotture tendinee dell’arto superiore. La lesione, completa o parziale del tendine, si verifica, nella maggior parte dei casi, in corrispondenza della sua inserzione olecranica. Meno frequentemente il livello della lesione può interessare il corpo tendineo, la giunzione muscolo-tendinea o direttamente il ventre muscolare (Fig.2).
Fig. 2 Da sinistra a destra: rottura inserzionale; rottura corpo tendineo; rottura giunzione mio-tendinea; rottura a livello muscolare.
Solitamente la lesione tendinea avviene nei giovani-adulti, ma si può riscontrare in tutte le fasce di età; possono essere coinvolti entrambi i sessi (rapporto maschi femmine di 2:1). Il più comune meccanismo traumatico è la caduta sulla mano atteggiata a difesa, meno frequentemente un trauma diretto nelle regione posteriore del gomito. La rottura può avvenire anche durante il sollevamento di pesi in body-builder, in particolare durante l’esecuzione di esercizi di estensione contro resistenza (bench-press).
Sono stati descritti diversi fattori di rischio associati a questa lesione come per esempio malattie sistemiche (insufficienza renale cronica, lupus eritematoso sistemico e iperparatiroidismo, artrite reumatoide, gotta e diabete mellito), ma soprattutto uso di steroidi anabolizzanti ed infiltrazioni locali di cortisonici negli sportivi. Questi fattori portano ad una precoce degenerazione del tendine e ne facilitano la rottura.
Generalmente il paziente ha dolore nella regione posteriore del gomito associato a riduzione della forza durante le attività quotidiane e/o sportive. In alcuni casi il dolore non è associata ad un deficit di forza, soprattutto nelle lesioni parziali; questo induce il paziente a recarsi dallo specialista molte settimane dopo l’evento traumatico. Altre volte la rottura del tendine è scambiata per una borsite olecranica e quindi trascurata dal paziente.
Inizialmente la diagnosi è clinica, anche se in alcuni casi può risultare molto difficile. Infatti è frequente che la lesione non sia riconosciuta o scambiata per altre patologie. Il quadro clinico può comprendere gonfiore e dolore nella regione posteriore del gomito associato ad un deficit di forza in estensione. Il deficit di forza è più apprezzabile durante l’estensione contro gravità (ossia con il braccio sopra la testa) e/o contro resistenza opposta dal medico (Fig. 4). Talvolta è possibile apprezzare subito sopra l’olecrano la discontinuità tendinea, soprattutto nei soggetti magri. Alcuni test possono essere di ausilio nella diagnosi (Fig. 5).
Fig. 4 La valutazione del deficit di forza è migliore contro gravità (sinistra) e contro resistenza (destra)
Test clinici
Fig. 5 A sinistra: la pressione del dito subito sopra l’olecrano consente di apprezzare la discontinuità tendinea. Al centro: lo “Squeezing Test”. A destra: “Posterior Hook Sign”
Il sospetto clinico può essere confermato da alcuni esami diagnostici. All’esame radiografico standard è frequente l’identificazione di una piccola bratta ossea distaccatasi dall’olecrano punto d’inserzione del tendine del tricipite, oppure di piccole ossificazioni, espressione del processo degenerativo tendineo pre-esistente al trauma. (Fig. 6).
Completano l’iter diagnostico l’ecografia e/o la RMN. Quest’ultimo esame permette chiaramente di diagnosticare e classificare la lesione differenziando le rotture tendine complete da quelle parziali (Fig. 7).
Fig. 7 A sinistra: RMN che evidenzia la rottura tendinea (freccia). A destra: esame ecografico.
TRATTAMENTO: Il trattamento,nelle lesioni complete, è sempre chirurgico e consiste nella re-inserzione del tendine all’olecrano con punti trans-ossei, previa asportazione del tessuto degenerato (Fig. 8). Nel caso, di una lesione parziale, il trattamento può essere anche non chirurgico, soprattutto nel caso che la lesione abbia interessato meno del 50% del corpo tendineo in soggetti sedentari. Negli sportivi è consigliabile l’intervento chirurgico per l’elevato probabilità di sviluppare dolore cronico e limitazione funzionale.
Fig. 8 Da sinistra a destra gli step fondamentali della reinserzione del tendine (freccia sottile) all’olecrano (freccia spessa)
Il protocollo post-operatorio consta di una fase iniziale (prime 4 settimane) di immobilizzazione con apparecchio gessato del gomito, prima flesso a 45° e poi a 90°, per evitare un’eccesiva tensione della sutura tendinea. Dopo circa un mese è concesso il recupero graduale dell’articolarità tutelato da un tutore articolato per altre 2 settimane. Successivamente, recuperata l’escursione articolare del gomito , si procederà con degli esercizi finalizzati al recupero della forza e dell’elasticità tendinea. Dopo circa 4/6 mesi il paziente potrà tornare a svolgere le proprie attività lavorative e/o sportive. Generalmente il trattamento chirurgico da risultati molto soddisfacenti nella maggior parte dei casi. Il nostro protocollo post-operatorio è mostrato nella figura sottostante.